This land is your land: l’inno popolare degli Stati Uniti

Originariamente pubblicato sul blog personale di Sergio Bontempelli

Questa è God Bless America (Dio benedica l’America), canzone scritta nel 1918 da Irving Berlin, ed eseguita da Kate Smith: un pezzo, retorico e nazionalista, che andava molto di moda tra la fine degli anni ’30 e l’inizio dei ’40 (Celine Dion ne ha rifatto una versione all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle). Woody Guthrie, cantastorie popolare attivo in quello stesso periodo, raccontò una volta che, stufo di sentire questo pezzo diffuso in continuazione alla radio, pensò di scrivere una specie di contro-canzone. Nacque così God blessed America for me (“Dio ha benedetto l’America per me”), oggi conosciuta come This Land is your Land (“questa terra è la tua terra”): divenuta con questo titolo il vero e proprio “inno popolare” degli Stati Uniti, cantata e conosciuta da tutti, anche da coloro che non hanno mai sentito parlare di Woody Guthrie…

Le prime strofe sono le più famose: “Questa terra è la tua terra, questa terra è la mia terra/dalla California all’isola di New York/dalle foreste di Sequoie alle acque del Golfo del Messico/questa terra è fatta per te e per me” (This land is your land, this land is my land/From California, to the New York Island/From the redwood forest, to the gulf stream waters/This land was made for you and me). Riprendono, in qualche modo, l’andamento di God Bless America: “Dalle montagne alle praterie, agli oceani bianchi e spumosi, Dio benedica l’America, mia dolce casa” (From the mountains, to the prairies, To the oceans, white with foam, God bless America, My home sweet home).

I versi “questa terra è fatta per me e per te” contengono già una polemica implicita contro il tono patriottardo della canzone “originale”, ponendo la centrale domanda America per chi e di chi? La cosa, però, risulta più chiara se si legge la prima stesura del brano, che contiene due strofe destinate a scomparire poi nel testo definitivo: “All’ufficio di collocamento, avrei visto la mia gente/Mentre stavano là affamati, io mi domandavo/se questo paese fosse fatto per te e per me/Mentre camminavo vidi un cartello laggiù/E il cartello, diceva, “Non oltrepassare”/Ma dall’altro lato [del cartello], non c’era scritto nulla/Quel lato è stato fatto per te e per me” (By the relief office, I’d seen my people/As they stood there hungry, I stood there asking/Is this land made for you and me/As I went walking, I saw a sign there/And on the sign there, It said, “No trepassing”/But on the other side, It didn’t say nothing/That side was made for you and me).

“L’America, dunque” – scrive Alessandro Portelli, a proposito di questi versi – “era stata fatta per quelli come me e come te, per la gente comune, per i disoccupati in fila per una minestra; ma qualcosa ci impedisce di goderla, e si chiama proprietà privata” (A. Portelli, Woody Guthrie e la cultura popolare americana, Sapere 2000 ed., Roma 1990, pag. 181).

Questi versi, come si è detto, scompaiono dalla versione definitiva. Qualcuno ha ipotizzato una sorta di “autocensura” dello stesso Guthrie: la situazione drammatica degli Stati Uniti nella fase della Guerra Mondiale avrebbe cioè sconsigliato un tono eccessivamente antipatriottico. Diversa l’interpretazione di Portelli, grande conoscitore della cultura popolare americana: “La caduta di queste strofe politicamente significative si spiega se si tiene conto di come cambia e si sviluppa una canzone popolare nella tradizione orale (…). In primo luogo, tendono a cadere gli elementi contingenti e occasionali, quindi sparisce la polemica originaria con la canzone patriottarda di Irving Berlin (…). Un altro meccanismo della tradizione orale è quello che elimina i passaggi logici e didascalici più scontati, per stabilire invece tra le varie parti di una canzone dei collegamenti intituitivi, meno lineari. Quindi a cadere sono destinate proprio le strofe sui disoccupati e sulla proprietà privata, che possono sembrare essenziali a chi non faccia parte della realtà sociale da cui viene Guthrie, ma che non fanno che ripetere cose scontate per i disoccupati o gli stagionali” (cit. pagg. 181-182).

La caduta dei versi più esplicitamente politici, tuttavia, finì per avere i suoi effetti, e la canzone di Guthrie divenne un vero e proprio inno popolare degli Stati Uniti, cantato a volte con toni patriottardi ben lontani dalla volontà originaria dell’autore. Il senso di questo brano non è andato tuttavia smarrito, e tuttora This Land is your land rappresenta, per cantastorie e musicisti, una sorta di “contro-inno”. Ne è una testimonianza l’esecuzione del pezzo fatta da Bruce Springsteen, che in un concerto ricorda anche la storia della canzone e il suo valore politico:

E, per finire, ecco la versione originale di Woody Guthrie: