Migranti e criminalità, quando i dati non tornano

Originariamente pubblicato sul blog personale di Sergio Bontempelli

Nel Rapporto annuale del Ministero dell’Interno sulla sicurezza, il prof. Barbagli si chiede (alle pagg. 340 e ss.) se, nei controlli sull’immigrazione irregolare, la Polizia è davvero imparziale o se, invece, gli stranieri provenienti da alcuni paesi sono oggetto di controlli più intensi e attenti. La sua conclusione è che le forze dell’ordine non sono selettive discriminatorie, e controllano in modo, per cosi dire, “equanime” tutti i “clandestini”: ovviamente non riescono ad intercettarli e ad espellerli tutti, ma la sorveglianza sul fenomeno sarebbe, secondo il noto sociologo, imparziale e neutra. Ma le cose stanno davvero così? I dati forniti da Barbagli autorizzano questa conclusione? Vediamo più da vicino…

Per scoprire il grado di selettività nei controlli sull’immigrazione clandestina, Barbagli ha anzitutto considerato i dati – per l’arco di tempo 1999-2002 – sugli stranieri intercettati: su tutti coloro, cioè, che la Polizia ha rintracciato sul territorio in posizione irregolare. Queste cifre sono state poi confrontate con quelle relative ai migranti irregolari che, nel 2002, hanno fatto richiesta di regolarizzazione con la sanatoria della Bossi-Fini. Ne ha ricavato la seguente tabella:

Rintracciati 1999-2002 Domande sanatoria 2002
Albania 52.946 Romania 141.620
Romania 48.965 Ucraina 105.643
Marocco 33.561 Albania 54.680
Ucraina 16.060 Marocco 53.993
Jugoslavia 13.229 Ecuador 35.838
Nigeria 13.063 Cina 35.323
Cina 12.742 Polonia 32.944
Turchia 12.154 Moldavia 30.642
Iraq 11.915 Perù 16.974
Tunisia 11.871 Egitto 15.976
Algeria 11.292 India 14.273
Moldavia 9.149 Senegal 14.219
Iran 8.878 Bangladesh 11.431
Polonia 7.797 Pakistan 10.830
Senegal 7.535 Filippine 10.089
totale 351.561 Totale 693.937

Da questa tabella risulta che, sia nella graduatoria degli stranieri rintracciati dalla Polizia, sia in quella dei “clandestini” presenti in Italia, ai primi posti figurano quattro nazionalità: Albania, Romania, Ucraina e Marocco. Rivediamo meglio:

Rintracciati 1999-2002 Domande sanatoria 2002
Albania 52.946 Romania 141.620
Romania 48.965 Ucraina 105.643
Marocco 33.561 Albania 54.680
Ucraina 16.060 Marocco 53.993

Conclusione: quando la Polizia identifica ed espelle i migranti, non si accanisce in modo particolare contro alcune nazionalità, ma rintraccia grosso modo – in proporzione – le stesse tipologie di persone. Non c’è dunque nessun criterio selettivo nei controlli delle forze dell’ordine. La conclusione, però, appare un po’ affrettata, e non fa onore alla serietà dello studioso. Vediamo più da vicino.

I marocchini irregolari nel 2002 sono circa 53.000; nei tre anni precedenti, ne sono stati rintracciati circa 33.000. La Polizia ha espulso dunque il 62% dei marocchini irregolari. Se prendiamo gli ucraini, scopriamo che nel 2002 gli irregolari erano circa 105.000, mentre negli anni precedenti ne sono stati rintracciati appena 16.000: circa il 29%. Se vediamo le cose più da vicino, insomma, scopriamo che gli irregolari marocchini hanno una probabilità di essere espulsi che è doppia di quella degli ucraini.

Mi sono divertito a proseguire la ricerca confrontando i dati sulle singole nazionalità, e il quadro che ne emerge è molto interessante. Rielaborando i dati forniti dal Ministero dell’Interno, infatti, si scopre che uno straniero maghrebino ha una probabilità di essere espulso che è cinque volte superiore a quella di una lavoratrice domestica proveniente dall’Ucraina o dalla Moldavia; un albanese ha una probabilità di essere espulso che è quasi doppia rispetto a quella di un rumeno; un immigrato proveniente da un paese africano ha una probabilità di essere espulso quindici volte maggiore di uno straniero proveniente dall’Europa dell’Est. Alla faccia dell’imparzialità!

D’altronde, questi risultati sono più che comprensibili: basta conoscere un minimo la realtà dei migranti in Italia. Gli irregolari, secondo stime recenti, si aggirano attorno ai 700-800 mila, ed è pressochè impossibile per la Polizia rintracciarli ed espellerli tutti (per fortuna, viene da dire). E’ ovvio, in questa situazione, che le espulsioni vengano fatte casualmente, sulla base delle persone che la Polizia trova per strada. E’ altrettanto ovvio che collaboratrici domestiche e assistenti familiari (le cosiddette “badanti”) vengano controllate meno, perchè stanno in casa, e sarebbe improprio sguinzagliare poliziotti e carabinieri nelle case delle persone anziane alla ricerca di clandestini…

Il risultato, però, è chiaro: nei controlli sull’immigrazione clandestina, la Polizia – suo malgrado, e magari senza volere – è davvero selettiva e discriminatoria. E questo getta un’ombra sul modo come vengono costruite le statistiche.

Sarebbe interessante, a questo punto, verificare se la stessa selettività può essere verificata non solo sui controlli all’immigrazione irregolare, ma anche sui fenomeni di criminalità degli stranieri. Non è impossibile supporre, in altre parole, che le forze dell’ordine controllino di più alcune nazionalità, e che per questo i dati forniti dal Ministero – quelli che dicono che alcune “etnie” delinquono più di altre – siano alterati e non affidabili.

Del resto, su quest’ultimo punto il prof. Barbagli è stato chiaro. L’8 Maggio 2007, nel corso dell’audizione del sociologo alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, la deputata Mercedes Frias – che di queste cose se ne intende – ha posto esplicitamente questa questione: “Vorrei rivolgere alcune domande al professor Barbagli, per quanto riguarda lo stato della ricerca sul cosiddetto ethnic profiling, ovvero su quanto incida l’elaborazione dei profili etnici nel formulare la decisione sui sospetti. Questo aspetto riguarda in particolare l’immigrazione ed è emerso ad esempio dal punto di vista dei giudici. Chiedo dunque quanto questo incida e se esistano in merito ricerche della Polizia”. La risposta di Barbagli, dicevo, è stata netta: “Esistono ricerche soltanto per quanto riguarda l’attività giudiziaria, mentre non esistono, a differenza di quanto avvenuto negli Stati Uniti, indagini – che sarebbe importante effettuare – sull’eventuale attività selettiva delle Forze dell’ordine a svantaggio degli immigrati nelle attività quotidiane. […] In mancanza di indagini, ignoriamo se in questo si rilevi un’attività selettiva a scapito degli immigrati”.

Come dire: non ne sappiamo niente, non ci abbiamo pensato.
E invece, prima di sparare titoli come “un terzo dei reati commesso da stranieri”, bisognava pensarci. O no?

Sergio Bontempelli, 29 Febbraio 2008