Politiche migratorie, poche idee ma confuse

Originariamente pubblicato sul sito di Adif – Associazione Diritti e Frontiere

I “nove punti sull’immigrazione” di Maroni, Zaia e Toti ipotizzano il ritorno a un passato fallimentare. Ma anche dal vertice di Bratislava arrivano idee confuse e già sperimentate con esiti negativi

A quanto pare, la breve pausa estiva non ha portato consiglio alle classi politiche italiane ed europee: le quali, almeno in materia di immigrazione, continuano a ripetere le stesse cose, a volte con le stesse parole, per di più facendo gli stessi errori del passato. Come tanti dischi rotti, sembrano incapaci di confrontarsi con i fallimenti delle politiche migratorie degli ultimi anni.

Il 12 Settembre scorso, per esempio, i Governatori di Liguria, Lombardia e Veneto, riunitisi in un incontro pomposamente definito “Trilaterale”, hanno presentato nove “proposte concrete e realizzabili” che, a loro dire, potrebbero addirittura risolvere la cosiddetta “emergenza immigrazione”.

Le premesse sono ambiziose: e però la “Trilaterale”, alla fine, sembra aver partorito – come l’elefante del noto proverbio – non più di un misero topolino. Già, perché le proposte dei tre Governatori sono talmente realizzabili, da essere state già in gran parte realizzate, negli anni passati, e con esiti fallimentari…

Errare è italiano, perseverare è padano…

La prima proposta “concreta e realizzabile” è quella di dichiarare lo stato di emergenza, visto che – dicono gli autori del documento – «il fenomeno immigrazione non deve essere considerato come evento ordinario, ma emergenziale destinato ad azzerarsi» (sic!).

Documento di Zaia, Toti e Maroni
Leggi il testo delle nove proposte sull’immigrazione

Ebbene, lo stato di emergenza venne effettivamente dichiarato nel 2011 dall’allora Ministro Maroni – oggi uno dei tre lati della citata Trilaterale – con un decreto del 7 Aprile e un’ordinanza del 13 Aprile, poi prorogate nei mesi successivi. Non risulta, però, che questi provvedimenti abbiano risolto la cosiddetta emergenza immigrazione, che è tranquillamente – si fa per dire – proseguita fino a oggi.

La seconda proposta è quella di «bloccare i flussi degli immigrati alla partenza». Anche questo è un deja-vu, perché da decenni le politiche italiane cercano per l’appunto di bloccare i flussi alla partenza, promuovendo accordi di riammissione e forme di cooperazione di polizia con i paesi di origine (in particolare con quelli della sponda Sud del Mediterraneo).

Il già citato Maroni, quando era inquilino del Viminale, si era addirittura inventato i “respingimenti in mare”: se i paesi di origine non avessero bloccato le partenze, ci avrebbe pensato la Marina Militare italiana, rispedendo indietro i migranti prima del loro sbarco sulle coste della Sicilia. Con questo sistema, molti richiedenti asilo sono stati riconsegnati alle autorità libiche (all’epoca c’era ancora Gheddafi), quindi incarcerati e sottoposti a torture, violenze e abusi di ogni tipo. Sulla vicenda si può vedere il famoso e splendido documentario di Stefano Liberti e Andrea Segre, Mare Chiuso, prodotto da ZaLab con il supporto di Open Society Foundations.

Mare Chiuso, documentario
Nel documentario Mare Chiuso, le drammatiche conseguenze dei respingimenti in mare e del “controllo dei flussi in partenza”. Guarda il video

Ma, anche lasciando da parte la questione dell’asilo politico e dei diritti umani in generale – che ovviamente non interessano granché ai trilaterali nostrani – resta il fatto che la soluzione dei respingimenti in mare è stata dichiarata illegittima dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, con la storica sentenza sul caso Hirsi (qui il testo), ed è oggi a tutti gli effetti illegale.

Non si capisce quindi come i trilaterali intendano «bloccare i flussi degli immigrati alla partenza». Ad oggi, ammesso – e non concesso – che sia desiderabile e opportuno impedire ai migranti di raggiungere l’Europa, come facciamo a ottenere questo risultato, se i respingimenti in mare sono proibiti, e se in gran parte della sponda Sud del Mediterraneo infuriano le guerre, e dunque non esistono autorità con cui negoziare accordi di riammissione?

Inutile tediare il lettore sulle altre proposte “concrete e realizzabili” provenienti dai padanissimi Governatori. Basterà soffermarsi sull’ottavo punto, il più comico di tutti: «ripristinare il sistema relativo all’immigrazione regolare disciplinato dal sistema dei flussi e dal permesso di soggiorno ottenuto in presenza di un contratto di lavoro». Qualcuno dovrebbe informare i trilaterali – e in particolare l’ex Ministro dell’Interno Maroni – che nessuno ha mai abolito (purtroppo) né il «sistema dei flussi» né il «permesso di soggiorno ottenuto in presenza di un contratto di lavoro»: quindi non si capisce cosa si dovrebbe «ripristinare»…

Bratislava, l’Unione Europea e il Presidente Renzi

Anche dall’Unione Europea non arrivano particolari novità. Le conclusioni del vertice di Bratislava, oltre a ripetere cose dette, ridette e soprattutto fallite, sembrano uscite direttamente da un libro dei sogni, anzi degli incubi: i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea propongono addirittura di «non consentire mai la ripresa dei flussi incontrollati dello scorso anno», nonché di «assicurare il pieno controllo delle nostre frontiere esterne».

Il vertice di Bratislava
Leggi le conclusioni del vertice di Bratislava

Facile a dirsi, certo. Ma non è che siccome i leader europei «non consentono» la ripresa dei flussi, allora tutto si ferma e i migranti non partono più. E questo devono averlo oscuramente intuito anche loro, i partecipanti al vertice, visto che hanno aggiunto alla dichiarazione finale un capitolo sulle «misure concrete» da attuare per raggiungere questi (in)desiderabili obiettivi.

Solo che queste «misure concrete» sono un tantino rifritte anche loro, per così dire: nel documento si legge infatti che l’Unione Europea deve promuovere un «pieno impegno ad attuare la dichiarazione UE-Turchia», nonché «offrire assistenza per rafforzare la protezione della frontiera bulgara con la Turchia».

La soluzione è sempre la solita, dunque: accordi con Erdogan, e in generale con regimi autoritari se non addirittura dittatoriali, per fermare gli arrivi di migranti e profughi. Somiglia parecchio al «bloccare i flussi degli immigrati alla partenza» dei trilaterali. E non sembra aver funzionato, nemmeno sul terreno del controllo delle frontiere: l’unico risultato è stato quello di aver rafforzato Erdogan e il suo progetto di restaurazione autoritaria in Turchia…

Renzi, dal canto suo, si è pubblicamente dissociato dalle conclusioni del vertice, spiegando in una conferenza stampa il perché. Nel video che vedete qua sotto, il Presidente del Consiglio inveisce contro i suoi colleghi europei: «Non è che potete pensare che risolto il problema della Turchia voi avete risolto i problemi», spiega, «occorre intervenire anche nel rapporto con l’Africa: servono rimpatri in Africa, ma anche cooperazione internazionale…».

Insomma, la proposta di Renzi sembra la stessa dei leader europei: solo che, oltre ad applicarla con la Turchia, il presidente italiano propone di estenderla all’Africa. Nulla di nuovo sotto il sole, alla fin fine. Tra trilaterali, renzisti e «bratislavici», le ricette sembrano più o meno le stesse. Il fatto che abbiano fallito, anche sul loro terreno, non sembra turbare più di tanto i sonni di chi le propone.

Sergio Bontempelli

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