Long Black Veil

Originariamente pubblicato sul blog personale di Sergio Bontempelli

Molti conosceranno questo pezzo, qui eseguito dai Chieftains: si tratta di Long Black Veil, citato da molti siti e riviste come “brano tradizionale anglo-irlandese, ripreso da numerosi musicisti country e folk nordamericani”. E’ la storia di un uomo ingiustamente accusato di omicidio: dieci anni prima, in a cold dark night (“in una notte fredda e scura”), c’era stato un brutto fatto di sangue, e il colpevole, avvistato dalla folla mentre fuggiva, assomigliava molto allo sfortunato protagonista della vicenda (looked a lot like me). Il giudice chiede quale sia l’alibi dell’imputato, e cerca anche di tranquillizzarlo: se quella notte eri da un’altra parte, gli dice in sostanza, non ti condannerò a morte. Lui, però, “non dice una parola” (I spoke not a word), pur sapendo che in quel modo si gioca la vita (though it meant my life). Il motivo lo spiega subito dopo: quella fatidica notte l’uomo si trovava con la moglie del suo migliore amico (I had been in the arms of my best friend’s wife). Segue l’inevitabile condanna a morte e la conseguente esecuzione, alla quale la donna assiste senza versare una lacrima (she stood in the crowd and shed not a tear). Il segreto resta dunque custodito dal protagonista della vicenda, che da morto parla in prima persona, e dalla donna, che periodicamente fa visita alla tomba vestita di un lungo velo nero, a long black veil: da cui il titolo della canzone. Il modo di narrare gli eventi, la melodia, l’ambientazione della storia sembrano tipiche di un pezzo tradizionale: tra l’altro, le murder ballads (le canzoni che parlano di omicidi e fatti di sangue) sono tipiche dei Southern Appalachians. In questo caso, però, il brano non ha nulla di tradizionale …

Come spiega il blog di Ed Richmond, Long Black Veil è relativamente recente: è stata scritta infatti nel 1959 da Marijohn Wilkin e Danny Dill. La prima registrazione del pezzo è di Lefty Frizzel, sempre del 1959. Eccola:

Pare che il brano si ispiri ad una vicenda realmente accaduta nel New Jersey, alla quale gli autori hanno aggiunto la storia del “lungo velo nero”, mutuandola da una leggenda metropolitana diffusa sui giornali dell’epoca: secondo questa leggenda, una donna dal velo nero avrebbe visitato regolarmente la tomba di Rudolph Valentino, leggendario attore italo-americano, uno dei primi sex symbol maschili portati alla ribalta dal cinema, morto nel 1926 (vedi sito della Band).

Dill e Wilkin, gli autori di Long Black Veil, compongono il pezzo come se fosse una vecchia ballad “appalachiana” (i monti Appalachi sono considerati il luogo di nascita della musica country), e lo consegnano alla country-star Lefty Frizell, che ne fa una registrazione nel Marzo 1959. Il successo è immediato, e Long Black Veil diventa una delle canzoni delle più cantate ed eseguite. Vi si sono esercitati un numero impressionante di musicisti. Le prime versioni sono dei Kingston Trio (1962) e di Joan Baez (1963), nel 1965 arriva quella di Johnny Cash, che poi la suona anche al Folsom Prison tre anni dopo. Seguono, tra gli altri, Bill Monroe (1970), Marianne Faithfull (1984), Nick Cave (1986), e ancora i Chieftains con Mick Jagger (1995), Dave Matthews ed Emmylou Harris (1999), Ani di Franco (2004), gli Stranglers (2004) e persino Bob Dylan e Bruce Springsteen.

Ecco qualche versione, tra le più belle e significative.

Quella di Johnny Cash:

Quella di Springsteen:

… E quella di Dave Matthews e di Emmylou Harris:

Degli autori “originari” della canzone si perderanno le tracce: il pezzo, eseguito da un numero impressionante di star della musica country e rock, diventerà una sorta di standard di quei generi musicali. In questo senso – e solo in questo senso – si tratta davvero di un pezzo tradizionale, perchè fa parte del repertorio “naturale” della musica folk nordamericana: la derivazione di quest’ultima dalle melodie irlandesi, e il rifacimento del pezzo da parte dei Chieftains, finiranno poi per creare l’equivoco della “ballata anglo-irlandese”.

Come molte cose “tradizionali”, insomma, anche Long Black Veil non si perde nella notte dei tempi, ma ha una precisa data di nascita: che, come spesso accade, è molto più recente di quanto la parola “tradizionale” lasci supporre…