Chinzica de’ Sismondi a Pisa: l’invenzione della tradizione

Originariamente pubblicato sul blog personale di Sergio Bontempelli

Narra la leggenda che, in un passato ormai lontano, i mari erano dominati da orde di pirati musulmani: le città costiere erano sistematicamente depredate, i loro abitanti uccisi, oppure rapiti e venduti come schiavi. A contrastare il dominio marittimo dei saraceni c’erano, tra gli altri, anche i pisani, fieri combattenti della più florida repubblica marinara dell’epoca. Subito dopo l’anno Mille, i musulmani decisero di attaccare direttamente il nemico più insidioso: e così, nel 1004, sbarcarono sulle coste della città e la saccheggiarono. Per tutta risposta, i Pisani distrussero la flotta saracena nell’agosto del 1005, al largo della costa del golfo di Gioja. Ma la guerra era appena iniziata. Nel 1005 papa Giovanni XVIII, preoccupato dell’avanzata dei Saraceni nel frattempo giunti a Reggio Calabria, chiamò i Pisani in aiuto e mentre questi assediavano la città, il saraceno MUGAMID (musetto), partito dalla Sardegna, sbarcò a Pisa in piena notte.

La leggenda narra ancora che, al momento dello sbarco dei saraceni, la giovane Chinzica de’ Sismondi, appartenente ad una delle famiglie nobili cittadine, riuscì a scorgere le orde nemiche nel buio e andò di corsa a suonare le campane per avvertire del pericolo. Così Pisa si salvò, e Chinzica divenne l’eroina della città. Fin qui la leggenda, che sembrerebbe collocare Pisa nel cuore di uno straordinario scontro di civiltà ante-litteram: cristiani contro musulmani, occidente contro oriente, saraceni contro repubbliche marinare. Si tratta però – si potrebbe dire, civettando un po’ con la terminologia degli storici – di un caso-scuola di quella che si chiama invenzione della tradizione…

L’eroina dei Sismondi, probabilmente, non è mai esistita. Nel basso Medioevo si chiamava Chinzica la zona della città che si trova sulla riva sinistra dell’Arno, quella degli attuali quartieri di S. Antonio e S. Martino. La parola Chinzica deriva dalla radice germanica Kinz o Kinzig, che indicava una situazione di depressione del territorio prodotta dalle acque (anche oggi la parte della città posta sulla riva sinistra è più “bassa” rispetto a quella della riva destra).

La città di Pisa, in età altomedievale, era interamente collocata sulla riva destra del fiume: per usare un linguaggio comprensibile ai pisani di oggi, era tutta nella parte di Tramontana, e addirittura la cinta muraria urbana – che proteggeva la città, separandola dal resto del territorio – correva proprio lungo il fiume. Poi, pian piano, l’espansione dei commerci, la crescente importanza della repubblica pisana, il graduale ripopolamento del territorio spinsero alla creazione di nuovi quartieri nella zona che attualmente chiamiamo Mezzogiorno. Nacque così, pressappoco nell’area che va dall’attuale Palazzo Gambacorti fino alla Chiesa di Piazza S. Paolo a Ripa d’Arno, una vera e propria città satellite chiamata, appunto, Chinzica. Si trattava davvero, almeno all’inizio, di una città-satellite, dotata di una propria configurazione amministrativa e percepita almeno in parte come una realtà a se’ stante. Nei documenti medievali, infatti, l’attuale città viene designata sempre facendo riferimento a una pluralità di definizioni amministrative: si parlava cioè degli “abitanti di Pisa, dei Borghi e di Chinzica“, oppure di “Pisana Civitas, Chinzica, Foriporta e loro Borghi“.

Chinzica era il quartiere – o la città – dove operavano i mercanti di ogni parte del mondo: libici, turchi, arabi. Un luogo cosmopolita e multiculturale, simile ai quartieri mercantili di tante zone urbane dell’oriente mediterraneo (dove ogni “nazione” aveva la sua zona), dove non vigevano le rigide disposizioni che regolavano la vita della città – divieto di circolazione notturna, orari di apertura e chiusura delle osterie, regolamenti sul porto delle armi ecc. -. Se un consigliere comunale o un assessore di oggi fosse passato per Chinzica avrebbe sicuramente inveito contro il degrado, la sporcizia e l’insicurezza provocata dagli extracomunitari…

Ma, se proprio vogliamo proseguire il paragone, l’amministrazione cittadina di allora fu assai più lungimirante. Chinzica infatti fu inclusa nel nuovo perimetro urbano disegnato dalle mura, costruite nel 1154, e i suoi abitanti “stranieri” divennero pisani a tutti gli effetti. Non so bene come da questa storia sia nata poi la leggenda dell’eroina dei Sismondi, che sembra voler occultare un processo di progressivo avvicinamento di gruppi diversi, sostituendolo col mito bellicoso della guerra ai Saraceni. Quello che forse bisognerebbe ricordare è che Chinzica non è il nome di una donna che combatte gli stranieri, ma è l’espressione che indica quegli stessi stranieri diventati cittadini.

Sergio Bontempelli, 5 Febbraio 2008

Fonte: E. Tolaini, Pisa, la città e la storia, ETS, Pisa 2007, pagg. 52 e ss.